FRAME È LA NEWSLETTER DI CONTRASTO, NATA PER CONDIVIDERE APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI SULLA CONTEMPORANEITÀ ATTRAVERSO LO SGUARDO, LE IMMAGINI E I PROGETTI DEI NOSTRI FOTOGRAFI.

/

ANTONIO DI CECCO. RACCONTARE UOMO E PAESAGGIO NEI TERRITORI POST SISMA

In occasione dell’anniversario del terremoto dell’Aquila, che ricorre il 6 aprile, abbiamo intervistato Antonio Di Cecco, che da anni lavora sui processi di trasformazione dei luoghi e sul rapporto tra uomo, ambiente e tempo.

A partire dal terremoto che ha colpito la sua città natale nel 2009, Antonio si è dedicato ad approfondire la rappresentazione dei territori post sisma con progetti e collaborazioni risultanti in pubblicazioni come In pieno vuoto. Uno sguardo sul territorio aquilano (Peliti Associati, 2013), curato da Benedetta Cestelli Guidi e con testi di Laura Moro - direttrice dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione; mostre come Fotografia e catastrofe con il Kunsthistorisches Institut in Florenz, oltre al lavoro in corso La forma dei luoghi.

Tra i suoi progetti anche Forme di paesaggio, dedicato all’esplorazione dell’ambiente lucano, realizzato con il supporto dell'Istituto Italiano di Cultura di Amburgo e dell'Agenzia Nazionale del Turismo ed esposto nel 2018 presso gli Istituti Italiani di Cultura di Amburgo, Monaco e Lione.

Dal 2021 è docente di fotografia documentaria presso l'Accademia di Belle Arti L'Aquila.

 

/

L’INTERVISTA


In pieno vuoto. Uno sguardo sul territorio aquilano, il libro edito nel 2013 e dedicato al terremoto aquilano, si apriva con la domanda: come si raccontano le alterazioni subite da un territorio? In questi 13 anni la tua indagine sul territorio non si è interrotta ed è proseguita con il progetto, ancora in corso, La forma dei luoghi

 

Il lavoro contenuto nel volume In pieno vuoto è iniziato nel 2009, anno in cui la città e il territorio dell'Aquila, dove sono nato, cresciuto e ho studiato, sono stati colpiti da un terremoto che ne ha compromesso quasi completamente il paesaggio.

Il progetto si è protratto per tre anni, fino al 2011. Sono partito dalla documentazione del centro storico dell'Aquila, la principale zona rossa inaccessibile; nel 2010 mi sono concentrato sulle aree periferiche che riguardavano l'inserimento dei nuovi insediamenti, i cosiddetti progetti C.A.S.E e M.A.P.; nel terzo e ultimo anno mi sono invece dedicato ai centri storici minori. La categorizzazione che ho messo in atto fa riferimento ai concetti teorici di luoghi negati, le zone rosse inaccessibili, e luoghi imposti, le soluzioni abitative temporanee. Questa struttura rispecchia una rigida categorizzazione per me necessaria in quei primi anni rispetto alla comprensione del processo in atto e alla mole di lavoro che avevo da gestire.

 
 

Il percorso fotografico è iniziato scattando in bianco e nero con una macchina in medio formato, perché a quel tempo conoscevo solo quel linguaggio, poi ho approfondito il rapporto con la fotografia e inevitabilmente anche il mio linguaggio è cambiato. Allo stesso tempo si è evoluto anche il mio rapporto con queste categorie di luoghi, che cominciavano a compenetrarsi, e ho capito che era necessario attraversare in continuazione il territorio in divenire, cercando di comprendere quali fossero le maniere di abitarlo.